Bullismo

Il Toolkit INDIFESA

Modulo 1: Capiamo

Il bullismo è l’insieme di comportamenti arroganti e di sopraffazione nei confronti dei più deboli. Il nome deriva dal sostantivo “bullo”, colui che compie atti di violenza (verbale o fisica) nei confronti di un’altra persona, per deriderla, escluderla e offenderla e per sancire la sua superiorità. Chi perseguita è convinto di essere più importante, più “figo”, più forte, solo perché è più grande di età o di altezza, o ha un carattere più espansivo. Per capire esattamente in cosa consiste il bullismo e, soprattutto, per essere in grado di riconoscerlo, dobbiamo distinguere tre modalità in cui esso può manifestarsi:

  • bullismo diretto fisico: se il bullo picchia (con calci, pugni, spintoni, schiaffi, ecc.), ruba o rovina gli oggetti altrui.
  • bullismo diretto verbale: se il bullo minaccia, offende, insulta, ricatta.
  • bullismo indiretto: se il bullo mette in campo una serie di azioni tese ad escludere e isolare una persona, diffondendo false informazioni sul suo conto. E’ questo il tipo di bullismo più difficile da comprendere e riconoscere, perché agisce in maniera subdola e silenziosa. Il fenomeno del bullismo si sviluppa soprattutto tra i più giovani, in ambienti frequentati dai ragazzi e dalle ragazze. Non a caso, proprio a scuola si registra un gran numero di episodi di bullismo, che spesso vengono ripresi e poi diffusi attraverso gli smartphone o altri strumenti tecnologici. (Parleremo nel capitolo successivo di Cyberbullismo).

Il fenomeno del bullismo, purtroppo, è in continua evoluzione. Un recente studio, infatti, riporta dati molto preoccupanti, che sono tra l’altro in crescita.
Nel 2014, più del 50% di ragazzi di età compresa tra gli 11 e i 17 hanno ha subìto episodi offensivi, non rispettosi o violenti da parte di altri ragazzi o ragazze. Il 19,8% è vittima assidua di una delle “tipiche” azioni di bullismo, cioè le subisce più volte al mese. Per il 9,1% gli atti di prepotenza si ripetono addirittura con cadenza settimanale.

Le prepotenze più comuni consistono in offese con brutti soprannomi, parolacce o insulti (12,1%), derisione per l’aspetto fisico o per il modo di parlare (6,3%), diffamazione (5,1%), esclusione per le proprie opinioni (4,7%), aggressioni con spintoni, botte, calci e pugni (3,8%). Molto pericoloso e diffuso è, poi, quello che potremmo definire “bullismo di genere”: le femmine (20,9%) sono vittime dei bulli più che i maschi (18,8%). Infine, il 16,9% dei ragazzi è rimasto vittima di atti di bullismo diretto e il 10,8% di azioni indirette, cioè prive di contatti fisici *.

Chi subisce le offese o le percosse si sente indifeso, debole e ha paura di raccontare i soprusi di cui è vittima.Temendo la vendetta o le ulteriori prese in giro dei bulli, non chiede aiuto, diventa silenzioso, introverso e teso. Questo atteggiamento si ripercuote nella vita familiare, nei rapporti con parenti, amici e professori.

* Fonte: Istat

Chi usa la violenza delle parole e dei gesti, per escludere e offendere gli altri, è davvero più forte, più in gamba e più capace? Il vero talento non consiste, forse, nell’esatto contrario? E cioè nella scelta di parole e gesti che costruiscano rapporti sani e sereni? Spesso una considerazione sbagliata del concetto di forza promuove episodi di bullismo, inducendo alcuni ragazzi a trasformarsi in bulli e altri a subire in silenzio, senza trovare il coraggio di denunciare gli aggressori.

Quello che può sembrare un episodio isolato, quasi uno scherzo pesante, spesso diviene una spirale di tante piccole azioni, che si ripetono frequentemente e che rendono la vita di chi le riceve un vero e proprio inferno. Questo fenomeno non coinvolge solo i bulli e le loro vittime, ma anche i cosiddetti spettatori: chi assiste alle violenze o alle offese, chi ne è a conoscenza, chi sa e potrebbe fare qualcosa. Del resto basta guardare il telegiornale o leggere un qualsiasi quotidiano per rendersi conto di quanto il bullismo si stia diffondendo. Per questo sono attive numerose campagne di sensibilizzazione che aiutano a capire come riconoscere gli episodi di bullismo e come intervenire per fermarli.

Il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca ha istituito il numero verde 800.669.696 antibullismo, allo scopo di contrastare questo fenomeno. Per saperne di più

Dal 2017 c’è anche una Giornata nazionale contro il bullismo e cyberbullismo a scuola (7 febbraio)

Modulo 2: Scopriamo

Emilie, una ragazza diciassettenne di Lille, si è suicidata perché vittima del bullismo. La sua storia è stata raccontata da numerosi quotidiani. I genitori di Emilie hanno pubblicato il diario segreto della ragazza, al quale lei affidava i suoi pensieri e la sua tristezza per le offese che giornalmente subiva.

«Mi sento addosso gli sguardi degli altri.Vedo i loro sorrisetti quando mi fissano, sento che guardano le mie scarpe da ginnastica vecchie, i miei jeans sfilacciati, il mio maglione con il collo alto e il mio zainetto», scrive Emilie.

A scuola la chiamavano “barbona” e, ogni giorno, attraversare il cortile era un incubo. Nel diario, lo definisce: «un percorso da combattente. Schivare i colpi, i calci, gli sputi. Chiudere le orecchie per non sentire gli insulti e le prese in giro. Controllare il mio zaino e i capelli. Trattenere le lacrime».

Come spesso accade a chi subisce il bullismo, anche Emilie aveva paura di raccontare tutto ai genitori. Nel diario, infatti, si legge: «Non volevo che sapessero, che provassero pena per me. Non volevo che si preoccupassero. Non volevo che pensassero che avevano messo al mondo una nullità. E non volevo che mi aiutassero parlandone con il preside: le cose non avrebbero potuto che peggiorare».

Successivamente, Emilie trova il coraggio di parlare di questa situazione ai suoi genitori. Le cose non cambiano, perché il preside non sa come affrontare questo problema. Allora Emilie, la più brava della classe, cambia scuola. Ma è troppo tardi. La ragazza, ormai segnata dalla situazione, entra in depressione, perde peso e decide di mettere fine alle sue sofferenze.

Il 19 dicembre si lancia dalla finestra di casa sua: a nulla servono i soccorsi, Emilie è morta il 22 gennaio 2016.

Per raccontare l’inferno subìto da Emilie, i genitori hanno reso pubblico il suo diario segreto affinché possa essere d’aiuto ad altri ragazzi e ragazze che vivono lo stesso malessere derivato dal bullismo.

Modulo 4: Giochiamo

Professione: Fumettista

Immaginate di dover pubblicare un fascicolo da dover distribuire nelle scuole, per spiegare cos’è il bullismo e aiutare chi ne è vittima a denunciarlo. Fatelo partendo dal racconto a fumetti di una storia di bullismo. Non dimenticate di inserire, alla fine, i numeri e i contatti utili.