Cyberbullismo

Il Toolkit INDIFESA

Modulo 1: Capiamo

Il cyberbullismo è quel tipo di bullismo che avviene tramite l’uso dei media; si manifesta, cioè, quando le azioni violente ed offensive avvengono in rete (su Internet), attraverso l’uso delle tecnologie moderne (Smartphone, computer, tablet, ecc). In questo bullismo, la violenza non è fisica, ma consiste in insulti e offese che vengono diffusi e condivisi con moltissime persone, attraverso immagini e video, commenti e post sui social network, messaggi privati, gruppi, ecc. Questo tipo di violenza risulta, allora, amplificata e aggravata.

Vediamo perché

  • Negli episodi di bullismo, le vittime possono trovare un rifugio (almeno in parte e momentaneamente) allontanandosi fisicamente dagli aggressori; il cyberbullismo, invece, non dà scampo, perché gli insulti sono compiuti in rete e dunque non hanno né spazio, né tempo. Significa che possono avvenire in qualsiasi momento e in qualsiasi luogo, senza finire mai e coinvolgendo un numero di persone enorme.
  • Inoltre, mentre il bullo è solitamente una persona che la vittima conosce e incontra in un luogo comune (scuola, autobus, palestra, ecc), il cyberbullo può essere chiunque. Dietro i bulli da tastiera può nascondersi un perfetto sconosciuto o un conoscente (che potrebbe anche usare nomi di fantasia o restare nell’anonimato).
  • A differenza del bullo che “si fa vedere in faccia”, chi agisce protetto dallo schermo di un pc o di un cellulare ha meno remore, si sente più protetto e dunque più propenso a fare il “cyberbullo”, perché può utilizzare espressioni ancora più denigratorie ed estremamente pericolose. Il materiale cyberbullistico (foto, video, screenshot di conversazioni private) può essere diffuso in ogni parte del mondo, in maniera velocissima e virale; può raggiungere sia persone che si conoscono che sconosciuti.Tra l’altro i contenuti sono indelebili (come ogni cosa che viene caricata su Internet).

Nel capitolo precedente, abbiamo parlato del bullismo come un fenomeno che coinvolge in misura maggiore gli adolescenti. Il cyberbullismo, pur vedendo ancora come protagonisti i più giovani, si estende a diverse età.

Il motivo è semplice.

Alla base di questo fenomeno ci sono gli strumenti che la moderna tecnologia ci offre e che noi utilizziamo ogni giorno: i cellulari innanzitutto che, sempre più evoluti, si connettono a Internet, fanno foto e video, registrano, ecc; e poi i tablet, i computer, ecc.

Il cyberbullismo utilizza questi mezzi e s’insinua nella nostra vita quotidiana, dominando lì dove costruiamo le nostre relazioni: Internet.

Alcuni siti internet sono nati per mettere in contatto le persone, per accorciare le distanze geografiche: si chiamano, infatti, “social network”, proprio perché sono reti sociali, di aggregazione e unione. E, per questo aspetto, sono molto positivi.

C’è, però, un’altra faccia della medaglia. I social network e più in generale Internet hanno il potere devastante di superare i confini temporali e spaziali: ciò che viene pubblicato in rete viaggia a una velocità elevatissima e può raggiungere chiunque, in qualsiasi parte della Terra. Non ci sono eccezioni per i contenuti offensivi o per quelli che trasmettono momenti privati della vita altrui, senza il consenso degli interessati.

Ognuno di noi può pubblicare qualsiasi cosa.

Certamente, i social network hanno cercato di ridurre la diffusione di contenuti offensivi, offrendo agli utenti la possibilità di segnarli.

Ma questo non basta.

E’ prima di tutto un problema di disinformazione.

Quando pubblichiamo una foto che ritrae anche altre persone, o quando condividiamo notizie sulla vita degli altri, siamo sicuri che siano vere? E, soprattutto, abbiamo il diritto di far circolare notizie che non riguardano noi stessi?

Dal pubblicare una foto senza pensarci troppo a offendere una persona, con conseguenze gravi, il passo è molto breve. Essere consapevoli di quello che si sta facendo e usare con coscienza gli strumenti della rete è il primo passo per non correre il rischio di commettere azioni che danneggiano gli altri. (Ne parleremo meglio nel capitolo 7).

Le conseguenze di una notizia che diventa virale o di un’offesa di cui tutti parlano, possono essere numerose e gravi. La cronaca ci riporta, spesso e purtroppo, casi di suicidio. E’ parecchio dura la vita di chi esce in strada e viene riconosciuto da persone sconosciute che hanno visto la sua immagine in rete.

Tra l’altro, per gli episodi di cyberbullismo, è complicato individuare un unico colpevole. E questo non per la mancata denuncia da parte della vittima, ma anche per le numerose condivisioni che un contenuto può ottenere.

Entra qui in gioco un altro aspetto che riguarda chi, pur non commettendo una violenza o un insulto, contribuisce a diffonderla e a condividerla.

Esempio: Luca ha pubblicato su Facebook una foto di Giulia, una sua compagna di classe, a sua insaputa. Lo ha fatto per prenderla in giro a causa del suo apparecchio per denti. Marco, pur non avendo pubblicato per primo quella foto, la condivide. Dal profilo di Marco partono altre condivisioni. In pochi secondi la foto diventa virale, raggiunge migliaia di clic e visualizzazioni, in diverse città del mondo.

Chi è il colpevole? Luca? O anche chi l’ha aiutato a far circolare la foto?

Provate a discuterne in classe: vi renderete conto di quanto sia difficile rispondere a queste domande, soprattutto se è capitato anche a voi di diffondere un contenuto cheavrebbe potuto insultare qualcuno. Nel farlo, probabilmente, avevate trascurato le possibili conseguenze e non pensavate di commettere un gesto offensivo.

D’ora in avanti, pensare a quello che potrebbe accadere e immedesimarsi nella vittima di uno scherzo, di messaggi minatori, di una foto fatta di nascosto, potrebbe essere il primo passo per scegliere da che parte stare.

Per fare più chiarezza, il Governo italiano sta lavorando a una legge di contrasto al cyberbullismo che punisca i responsabili di questo reato.

Modulo 2: Scopriamo

A Torino, una studentessa disabile ha subìto insulti e prese in giro che sono state diffuse e condivise tramite whatsapp da alcune sue compagne di classe, che invece avrebbero dovuto soccorrerla e aiutarla in caso di difficoltà.

Le responsabili di questi episodi di cyberbullismo sono state sospese dalla regolare attività didattica per alcuni giorni.
In particolare avevano fotografato la ragazza, per poi inserire l’immagine in una vignetta, accompagnandola con la didascalia “figlia di Fantozzi”. Questa e altre foto sono finite in una chat di gruppo, sulla quale la ragazza disabile veniva costantemente presa di mira e insultata.

Tra queste immagini spicca quella in cui, in preda a una crisi epilettica, la ragazza giace a terra in bagno. Le sue compagne che avrebbero potuto aiutarla o chiamare soccorsi, hanno preferito scattarsi un selfie.

La scena era davvero “imperdibile” per le tre cyberbulle che l’hanno poi diffusa via chat.

Modulo 4: Giochiamo

Professione: Ricercatore

In questo capitolo abbiamo cercato di capire cos’è il cyberbullismo. I modi e gli strumenti attraverso cui esso può manifestarsi sono davvero numerosi. Provate a individuarli tutti, dividendoli in categorie e sottocategorie, per scrivere una vera e propria ricerca su questo fenomeno.

Potete utilizzare banche dati, articoli di giornale, siti istituzionali. Ricordate di citare le fonti.

Il lavoro può essere svolto individualmente o in gruppo.