Privacy

Il Toolkit INDIFESA

Modulo 1: Capiamo

Il termine privacy deriva dall’inglese e si usa nella su a forma originaria anche in italiano.Volendo cercare una traduzione, dovremmo scomodare parole un po’ rare, come: privatezza o riservatezza.

Entrambe fanno riferimento alla dimensione privata e personale di ogni persona. Il termine compare, quasi sempre, nella locuzione “diritto alla privacy”.

La privatezza è, infatti, un diritto tutelato dalla legge. Significa che la dimensione privata di ciascuna persona non può essere lesa, usata, pubblicata, diffusa o “rubata”, senza l’autorizzazione di quest’ultima.

Quando ciò avviene si parla di “violazione della privacy”.

Questo concetto può essere letto da due prospettive diverse: come diritto di essere difesi e tutelati, ma anche come dovere (cioè come obbligo di rispettare la privacy degli altri).

Per entrambe le prospettive, in Italia facciamo riferimento a due leggi:

  • La Legge n. 675 del 31 dicembre 1996, dal titolo “Tutela delle persone e di altri soggetti rispetto al trattamento dei dati personali”, la quale garantisce: «che il trattamento dei dati personali si svolga nel rispetto dei diritti, delle libertà fondamentali, nonché della dignità delle persone fisiche, con particolare riferimento alla riservatezza e all’identità personale;[…]».
  • Il Decreto Legislativo n.196 del 30 giugno 2003, dal titolo “Codice in materia di protezione dei dati personali” che, al primo articolo, afferma: «Chiunque ha diritto alla protezione dei dati personali che lo riguardano».

Entrambi i testi, naturalmente, continuano entrando nel dettaglio dell’argomento. Per il momento, ci interessa sapere che esistono queste due leggi e che possiamo (dobbiamo) consultarle, sia quando pensiamo che sia stata lesa la nostra privacy, sia quando vogliamo trattare la privacy degli altri in maniera lecita, cioè senza danneggiarla

Ma quando parliamo di privacy o di privatezza, a cosa ci riferiamo esattamente?

La nostra dimensione privata è costituita innanzitutto dai dati personali che, lo abbiamo appena visto, sono citati in entrambi i testi normativi.

Per capire di cosa si tratta, facciamo riferimento al sito del Garante della Privacy un’autorità (con sede a Roma) che ha il compito di vigilare sul rispetto delle leggi sulla Privacy.

Leggiamo.

«Sono dati personali le informazioni che identificano o rendono identificabile una persona fisica e che possono fornire dettagli sulle sue caratteristiche, le sue abitudini, il suo stile di vita, le sue relazioni personali, il suo stato di salute, la sua situazione economica, ecc..».

E’ importante conoscere anche:

  • «i dati identificativi: quelli che permettono l’identificazione diretta, come i dati anagrafici (ad esempio: nome e cognome), le immagini, ecc.;
  • i dati sensibili: quelli che possono rivelare l’origine razziale ed etnica, le convinzioni religiose, filosofiche o di altro genere, le opinioni politiche, l’adesione a partiti, sindacati, associazioni od organizzazioni a carattere religioso, filosofico, politico o sindacale, lo stato di salute e la vita sessuale;
  • i dati giudiziari: quelli che possono rivelare l’esistenza di determinati provvedimenti giudiziari soggetti ad iscrizione nel casellario giudiziale (ad esempio, i provvedimenti penali di condanna definitivi, la liberazione condizionale, il divieto od obbligo di soggiorno, le misure alternative alla detenzione) o la qualità di imputato o di indagato».

«Con l’evoluzione delle nuove tecnologie, altri dati personali hanno assunto un ruolo significativo, come quelli relativi alle comunicazioni elettroniche (via Internet o telefono) e quelli che consentono la geolocalizzazione, fornendo informazioni sui luoghi frequentati e sugli spostamenti.»*

Questo aspetto interessa molto ai più giovani o a chi usa spesso Internet per comunicare, condividere contenuti (che sono spesso personali: informazioni, foto, indirizzi, ecc). Non a caso, quando ci iscriviamo a un nuovo sito Internet, ci viene chiesto di “autorizzare al trattamento dei dati personali”. Solo se spuntiamo questa casella, possiamo proseguire con la registrazione o con l’acquisto di qualcosa online (un volo, per esempio). In cambio, il sito ci assicura che i nostri dati personali (cioè quelli che abbiamo inserito: nome, email, indirizzo…) verranno trattati nel rispetto della legge.

Quando trasmettiamo i nostri dati, dobbiamo essere consapevoli del motivo per cui lo stiamo facendo e della persona (se non si tratta di un sito) a cui li stiamo fornendo: è un aspetto che abbiamo già affrontato nei capitoli precedenti, a proposito del cyberbullismo e dell’adescamento online. Approfondiremo ulteriormente nel capitolo successivo.

E’ chiaro che ci sono dei casi in cui la tutela dei dati personali non è sempre possibile, o almeno non completamente. Succede, per esempio, nella professione giornalistica.

La questione è molto complessa, perché il confine tra ciò che si può pubblicare e ciò che invece deve rimanere privato è davvero molto sottile, spesso confuso e ambiguo.

In generale, possiamo affermare che se una notizia (contenente dati personali) può essere d’interesse pubblico, cioè importa a un gran numero di persone (pur non coinvolte diret­tamente nel fatto di cui si racconta), allora è meno urgente tutelare la privacy.

Facciamo un esempio: in un articolo di giornale, non si dovrebbe scrivere l’indirizzo di abi­tazione di una determinata persona, né pubblicare la sua foto se non ce n’è motivo valido. Si può fare, al contrario, se questa persona si è smarrita, se non si hanno più sue tracce e se i suoi familiari ne hanno denunciato la scomparsa. In questo caso, infatti, pubblicare alcuni dati personali non lede la privacy, perché è un’azione compiuta con lo scopo di chie­dere aiuto a chi abbia visto la persona scomparsa.

Un discorso a parte merita la tutela della privacy per i minori, che vanno sempre e comun­que difesi e trattati con massima cautela.

Su questo argomento esistono, oltre alle leggi generali di cui abbiamo già parlato, docu­menti specifici.
Carta di treviso per il trattamento dei dati relativi ai bambini e ragazzi che non abbiano ancora compiuto 18 anni, nei contenuti giornalistici (tv, giornali, web, radio);

Carta di Milano  per il rispetto delle bambine e dei bambini nella comunicazione.

Vedrete che questi documenti trattano il tema da tutti i punti di vista. In generale, teniamo a mente che quando si parla di fatti che riguardano i minori, bisogna essere attenti a non diffondere dettagli sulla loro identità e sui loro dati personali o elementi che possano esporli a qualsiasi pericolo.

*Fonte: sito Garante della Privacy

Modulo 2: Scopriamo

Il diritto alla privacy riguarda anche le persone famose. Sembra un dettaglio irrilevante, e invece occorre ribadirlo. Spesso, infatti, crediamo che le persone famose, in quanto al centro dell’attenzione e del gossip, debbano accettare che milioni di persone sappiano tutto di loro, del loro passato, della loro famiglia, della loro vita sentimentale, ecc. Non è così, come dimostra il caso di Jennifer Lawrence, protagonista della saga di Hunger Games. Nel 2014, la giovanissima attrice è stata coinvolta, insieme ad altre star americane (tra cui Rihanna) in un grande caso di hackeraggio (pirateria informatica) e violazione della privacy.

Il responsabile di questo attacco (un hacker) ha scoperto le password di queste star, riuscendo ad entrare nei loro profili iCloud, dai quali ha poi rubato tutto il materiale possibile: foto, video, ecc.

In particolare le foto sono state diffuse e pubblicate in rete, scatenando la curiosità e le condivisioni di moltissimi utenti.

Nessuna di queste star aveva autorizzato la pubblicazione di questi materiali: si tratta, insomma, di un grossissimo caso di violazione della privacy. Molte delle foto, tra l’altro, raffigurano momenti intimi e personali, appartenenti appunto alla dimensione privata.

Modulo 4: Giochiamo

Professione: Giornalista

Immaginate di essere redattori per il quotidiano principale della vostra città. Dovete raccontare una storia di cronaca che ha per protagonista un/a minore (potete inventarla, prendendo spunto dagli episodi cui abbiamo accennato nei capitoli precedenti). Starete attenti a trattare con massima cautela i dati relativi al minore: non direte il suo nome (ma potrete scrivere che lo state chiamando con un nome di fantasia), né altri dati che possano far risalire alla sua identità. Attenzione: la vostra notizia deve comunque essere chiara e completa.